venerdì 27 luglio 2007

RR 3




VENERDI' 16 Ottobre 1998. 14.30

VRINDAVANA




Siamo arrivati a Vrindavana: la Terra benedetta 5000 anni fà dai piedi di loto di Krishna, Dio, La Persona Suprema.


Vrindavana: un sogno per me sfumato tre volte e desiderato 16 anni.




Scesi dall'auto ci siamo chinati per fare gli omaggi al Sacro Dhama e Rama ha messo della polvere sulla mia testa; gesto che non dimenticherò mai.


Il viaggio è durato tre ore! Tre ore per 100 km!...aiuto...



Siamo partiti puntuali alle 9.45, come d'accordo, ma abbiamo sostato più di un ora e mezza aspettando Rupa Raghunatha che aveva appuntamento in una stamperia per i calendari del "Food for Life" 1999.


L'attesa è trascorsa cantanto i giri sul Japa-mala e osservando.


Piove. Mi guardo un pò intorno ed esco dall'auto per farlo meglio.



L'India è incredibile. Totalmente un altro mondo, un altra dimensione.

Mi lascia attonita, a volte impaurita ma allo stesso tempo sento che mi trovo a mio agio, è la mia terra, ho già vissuto qui.


La povertà, così tanto raccontata, letta o vista in video, non è mai così toccante e veriteria come vissuta di persona.







Per un occidentale è praticamente inconcepibile una realtà del genere, impensabile.



Persone che dormono in tende (se così si possono definire) ai bordi delle strade, senza scarpe, senza vestiti, con un solo piccolo pezzo di stoffa in cui avvolgersi.





Seduti nella polvere, nell'immondizia, spesso sporchi o malati, non chiedono neanche più l'elemosina.


Ma capisco che scrivere al riguardo non renderà mai il vero così come io ho constatato, allora abbandono l'argomento che coglie un aspetto dell'India, uno solo, il primo che ti aggredisce subito, il primo che se non superi non andrai mai alle bellezze che ci sono dopo, dietro, nascoste che ti aspettano.


L'India è così sfaccettata, multiforme, variopinta che soffermarsi su una finestra non ci darà mai l'intero armonioso panorama.


Qui a Vrindavana è diverso, è tutto più tranquillo e benedetto.


Si odono risate e Santi Nomi.


Sono le 16.00, sono seduta vicino alla stanza di Srila Prabhupada, mentre aspetto Rama che è andato a cercare un alloggio.


In tempo di festival è tutto occupato. Ci sono tantissimi devoti italiani: è bello ritrovarsi nel Santo Dhama.

Ho notato che gli indiani sono bellissimi.


Gli occhi neri, che mi hanno sempre affascinato, risplendono lucidi nei loro volti così diversi, dai lineamenti marcati, rendendo le persone bellissime.


Se si tratta di un devoto, il tutto è ancora più accentuato, perchè la luce che emana da uno spiritualista è ineguagliabile e veramente potente.



L'India è il paese dell'attesa e oggi ne ho avuto subito conferma: questa mattina in auto con Rama e l'autista e adesso da sola.


Sono molto stanca, inizio a sentire il peso amorevole dell'India appoggiarsi delicatamente ma inesorabilmente su di me............continua




HARE KRISHNA

2 commenti:

Anonimo ha detto...

un paio di cose mi hanno colpito...
colpito nel senso di aver avuto un deja-vu...
100 km in tre ore... io credo di avercene messe 6 o 7 da bhopal a sagar... ma sarà stato che era il primo "impatto" con quel pianeta che sono scivolate via nell'estasi...
le attese... mai vissute meglio attese di 11 ore...
mettiamoci anche la povertà... e la dignità della povertà... che poi quella non credo sia appannaggio dell'india...
ho conosciuto poveri a un passo da casa mia... e ti assicuro che avevano lo stesso sbrilluccichio negli occhi...
ancora grazie

Isvari ha detto...

Si è vero, il tempo non ha età in India.
Puoi stare ore ad aspettare e non esiste quello scorrere incessante che ti si scaglia contro, come qui in occidente.
La povertà poi è ovunque si, e in India è particolarmente dignitosa perchè vissuta con consapevolezza di essere parte del karma dell'indivuduo, almeno in quel corpo e in quel momento.
Grazie a te.
Haribol!